Sopravvivere alla modernità

Questioni sul futuro dell’Europa

  • Rémi Brague

    Professore di Storia della filosofia medievale - Université Paris Sorbonne

  • venerdì 14 Marzo 2003 - 17,30
Scuola Alti Studi

La lezione di Rémi Brague sarà tenuta in lingua italiana

Caratteristica dell’Europa medievale è di avere una struttura a croce. L’intensificazione interna fa sistema con l’importazione dall’esterno. In una parola: le risorse stanno all’interno, le fonti stanno fuori. L’Europa trae da se stessa il reale, cioè la popolazione e ciò di cui nutrirla. In compenso, importa da fuori ciò che dipende dal simbolico. I suoi punti di riferimento sono il cristianesimo, una religione venuta dal Medio-Oriente, la letteratura greca e il diritto romano dell’Antichità. Ed è riscoprendo e sistematizzando quest’ultimo che la rivoluzione giuridica dell’XI secolo ha lanciato il cristianesimo nell’impresa di riformare il mondo. D’altra parte, l’intensificazione interna precede e rende possibile l’importazione dall’esterno. E’ questa una sorta di legge del dinamismo europeo. Si parla di “imperialismo europeo”: esso è reale o lo fu. Ma l’espressione cela un fatto fondamentale, che è peraltro ciò che ha reso possibile gli interventi verso l’esterno: la civiltà europea non si è fondata sulla conquista esterna, bensì su quella interna. L’Europa è fondata su un lavoro su di sé. Ha cominciato sfruttando a fondo le proprie risorse disponibili prima di prenderle altrove. Ciò vale prima di tutto sul piano materiale. Le Crociate sono state rese possibili dalla pressione demografica interna allo spazio europeo e la scoperta del Nuovo mondo dal timone di poppa. La medesima legge si verifica sul piano della cultura. L’Europa ha saputo aprirsi all’esterno perché, se così si può di-re, aveva già un esterno all’interno di sé. La cultura dell’Europa è fondata sulla no-stalgia verso Atene e Gerusalemme. L’orientalismo europeo, lungi dall’essere una conseguenza della colonizzazione, sta nella scia del movimento umanista: gli arabisti europei furono prima degli ebraisti; si studiò il sanscrito sulle orme delle lingue classiche. Ci si potrebbe dunque chiedere, non senza una certa esagerazione, se l’Europa moderna, proprio in quanto moderna, non si fondi sull’esatta inversione del modello che ha avuto successo nel Medioevo. Per le materie prime, l’Europa si è messa a sfruttare le risorse esterne: in economia i Tempi Moderni sono cominciati con l’importazione dei metalli preziosi dal Nuovo Mondo; la civiltà dipende oggi dal petrolio del Medio-Oriente o dall’uranio africano. In compenso, l’Europa si accontenta sempre di più delle risorse proprie sul piano della cultura.

Riferimenti Bibliografici


- M. Gauchet, Il disincanto del mondo, Torino 1992;*
- D. Gutas, Pensiero greco e cultura araba, Torino 2002;*
- J.-F. Lyotard, La condizione postmoderna, Milano 1990;*
- P. Manent, La cité de l’homme, Paris 1994.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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