Elogio dell'uomo comune

Un altro approccio al pensiero di Thomas Hobbes

  • Luc Foisneau

    Directeur de recherche - Centre National de la Recherche Scientifique, Paris

  • venerdì 06 Giugno 2014 - 17.30
Scuola Alti Studi

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Nonostante la loro abilità nello scrivere di storia, spesso i filosofi dell’età moderna non si trovano nella posizione migliore per occuparsi dei problemi posti dalla realtà storica della gente comune. Una delle ragioni di tale impaccio potrebbe derivare dalla loro inclinazione filosofica al pensiero sistematico, che li priva di una comprensione diretta della dimensione dinamica della vita; un’altra ragione, sulla quale ci concentreremo, è la loro tendenza a considerare la vita della gente comune secondo un punto di vista normativo. Un approccio narrativo avrebbe potuto essere più efficace, ma in genere non è utilizzato da filosofi come Hobbes. Invece di descrivere ciò che è provato dalla testimonianza storica – costumi, pratiche, linguaggi, diari, ecc. – il filosofo riflette piuttosto su che cosa significa essere un uomo comune, cioè, per esempio, su quali diritti dovrebbero definire la capacità di agire di ciascuno. È questo in particolare il caso di Hobbes, soprattutto quando sviluppa una propria concezione normativa. Hobbes, infatti, si occupa della questione della “gente comune” non nella prospettiva storica di ciò significava essere un commoner nell’Inghilterra del diciassettesimo secolo, ma secondo la prospettiva normativa di ciò che avrebbe dovuto essere un individuo dotato di diritti.
Un aspetto spesso trascurato dell’essere un “individuo” in possesso di diritti era l’esigenza di elaborare una concezione determinata di quello che potrebbe definirsi il buon uso delle nostre passioni. La nuova definizione della vita buona basata sulla ricerca del bonum sibi o dell’interesse personale – così centrale nella filosofia morale moderna – riposa su una nuova visione della vita morale, così come su una nuova descrizione di ciò che accade nella nostra mente quando agiamo su impulso delle passioni. Senza una descrizione di quello che le persone fanno realmente nelle loro vite ordinarie, Hobbes deve dunque fare affidamento su una nuova antropologia per fornire una fondazione teoretica a una nuova morale individualistica.

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