Nella piazza antistante il Palazzo Ducale sarà allestito un laboratorio di ceramica Raku, tecnica tradizionale giapponese che utilizzando i quattro elementi fondamentali della vita – aria, acqua, terra e fuoco – consente di realizzare oggetti dalle caratteristiche superfici e colorazioni.
Il laboratorio sarà condotto dagli artisti della associazione Formella MM che realizzeranno ceramiche legate al tema della vita – in particolare al parto e alla nascita – che al termine del festival saranno collocate nel nuovo Reparto di Ostetricia dell’Ospedale di Sassuolo.
Bambini e ragazzi potranno inoltre sperimentare la tecnica ceramica e, sotto la guida degli artisti, realizzare oggetti che potranno conservare.
La tecnica Raku
Le origini della tecnica Raku si devono a Chojiro, patriarca della famiglia Raku che nel XVI secolo la perfezionò trasmettendola sino ai nostri giorni attraverso quindici generazioni di ceramisti. Il significato del nome adottato da Chojiro è “gioia” e “semplicità” e deriva da Yarakuday, tecnica architettonica del periodo Momoyama.
In Giappone la tecnica Raku è legata sin dalla nascita alla cerimonia del tè (cha-no-yu) ed ogni oggetto è il risultato di una precisa successione di operazioni che acquistano un carattere quasi rituale.
La tecnica tradizionale di produzione delle ciotole da tè prevede la lavorazione a mano. Una volta modellata l’argilla, il pezzo viene fatto asciugare dall’umidità in eccesso per essere sottoposto ad una prima cottura sulla quale viene applicato il rivestimento. Il pezzo viene quindi sottoposto ad una seconda cottura.
Raggiunta la temperatura di fusione del rivestimento (800 – 950°C), gli oggetti sono estratti dal forno per essere inseriti in buche o recipienti contenenti materiale infiammabile e ricco di carbonio che, a contatto con la ceramica incandescente, innesca un’immediata combustione. Il violento shock termico cui è sottoposto il materiale ancora rovente impone l’uso di specifiche argille refrattarie e provoca le caratteristiche crepe sulla superficie.
A questo punto il ceramista interviene chiudendo ermeticamente il recipiente (o ricoprendo la buca), provocando un’atmosfera “riducente”: il fumo creatosi andrà a ricoprire il manufatto e, interagendo con gli elementi chimici del rivestimento e dell’impasto ceramico, produrrà gli effetti speciali ed i lustri metallici tipici del Raku.
Le ultime fasi del procedimento sono l’immersione in acqua fredda e la pulitura della superficie da eventuali incrostazioni dovute all’azione del fumo.