Il reale e il possibile

L'immaginazione letteraria e la pluralità dei mondi

  • venerdì 18 Novembre 2011 - 17.30
Centro Culturale

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L'immaginazione letteraria e la pluralità dei mondi Gabriella Turnaturi

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La fascinazione intellettuale che il romanzo, la finzione letteraria può esercitare su chi tenti una lettura delle società e dei processi sociali nasce soprattutto da quel suo dispiegare dinanzi agli occhi, come attraverso un caleidoscopio, più mondi, più realtà. Il romanzo può funzionare come fonte d’ideazione, come interruttore che accende idee e ipotesi embrionali, confuse o troppo astratte che nessuna survey o ricerca empirica riesce a concretizzare altrettanto vividamente. […] È questo essere più realtà, è questa confluenza del reale e del possibile a stimolarci. La magia della narrazione abolisce tutte le strettoie e i limiti costituiti dal reale così come appare. È questa coesistenza di più mondi possibili, la compatibilità di tutti i possibili che rende più acuto lo sguardo di chi studia i processi sociali. Se pensiamo alla realtà non come a qualcosa di statico, di definito da rigidi confini, ma come a un continuum di possibili, vediamo come solo la letteratura ci restituisca questi infiniti possibili, ci faccia intravedere un mondo intero come non ci appare mai, dia senso e riorganizzi il frammentario, ciò che noi nella realtà non riusciamo mai, altrimenti impazziremmo, a vedere contemporaneamente. La letteratura mette insieme pezzi di realtà, facendo emergere nessi invisibili allo sguardo sociologico, riorganizza materiale di senso comune; in questo senso opera come il sogno, in cui più tratti fisici e morali vengono concentrati in un unico individuo. E, così facendo, allude a un mondo intero e anche in questo senso riconnette i frammenti, li tiene insieme. La letteratura, rispetto alle scienze sociali e alla filosofia, non è costretta a ridurre, a selezionare, a unificare e quindi non scarta niente, anzi ripesca pezzi di realtà sommersi. La letteratura ci racconta l’esistere non così com’è, ma com’è e come potrebbe essere, come sarebbe se lo vedessimo nella sua complessità. […]
Il nostro mondo, senza la letteratura, sarebbe impoverito non solo di emozioni, come comunemente si crede, ma anche di conoscenza. Di conoscenza di noi stessi e della realtà. In questo senso i grandi testi letterari alludono sempre a un mondo intero e perciò lo riconnettono dando significato al frammentario. Quindi non solo appaiono come mondi, ma ci stimolano anche a guardare al mondo come a un testo fatto di trame. La letteratura riattiva le zone d’ombra e, per il fatto stesso di essere finzione, fa affiorare dubbi e domande, mette in discussione il senso comune. Svelando mondi paralleli, proprio perché è finzione, svela la non necessità di ciò che è successo, e serve, come dice Javier Marias, da promemoria di quelle parti, di quelle dimensioni che siamo soliti tralasciare soprattutto quando cerchiamo di spiegare, di definire. In questo senso possiamo dire, forse con un ossimoro, che la letteratura, proprio in quanto finzione e opera dell’immaginazione, ci restituisce concretezza. Il romanzo ci rende il possibile, le congetture, le ipotesi, ciò che è stato tralasciato. Ci restituisce i contorti percorsi della vita che, secondo Marias, si compongono anche delle nostre perdite e dei nostri rifiuti, di «ciò che non abbiamo scelto o non abbiamo ottenuto, di ciò che abbiamo abbandonato e di ciò che ci ha abbandonati. Insomma noi persone forse consistiamo tanto in ciò che siamo quanto in ciò che siamo stati, forse siamo fatti in egual misura di ciò che è stato e di ciò che avrebbe potuto essere».(da G. Turnaturi, Immaginazione sociologica e immaginazione letteraria, Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 19-23)*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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