«In principio»

La creazione divina nella tradizione biblica

  • Piero Stefani

    Docente di Bibbia e cultura - Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano

  • martedì 09 Ottobre 2012 - 17.30
Centro Studi Religiosi

Audio integrale

Le parole con cui si apre la Bibbia hanno un’aura di solennità arcaica e misteriosa: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e vuota e le tenebre ricoprivano la faccia dell’abisso e il vento [ruach] di Dio si librava sulle acque» (Gen 1,1). La parola ebraica ruach, spesso tradotta con spirito, ha come significato base quello di vento e di respiro (o ancor meglio di processo di respirazione). Pur non essendo affatto il testo più antico della Scrittura, questo verso primordiale doveva essere posto per forza all’inizio del Libro. Cielo, terra, tenebre, abisso, vento e acque evocano quanto vi è di più universale nei grandi miti dedicati alla nascita del cosmo presenti in molte culture. Sicuramente i redattori del primo capitolo della Genesi conoscevano le grandi narrazioni delle origini diffuse nel Vicino Oriente, a cominciare da quella contenuta nel poema babilonese Enuma Elish (Nell’alto, II millennio a.C.). Tuttavia, dal fatto che essi impiegassero frammenti provenienti da miti preesistenti, non bisogna concludere che queste pagine costituiscano mere imitazioni; al contrario, la Bibbia descrive l’operare creativo di Dio in termini largamente diversi da quelli utilizzati nelle mitologie da cui pur trae ispirazione. […]
La maggior sorpresa riservata dalla lettura dei primi due capitoli del libro della Genesi non è quella di essere di fronte a una narrazione delle origini, tratto presente in molti altri testi sacri dell’umanità, bensì di trovarsi davanti a due racconti diversi, e per molti aspetti incompatibili, della stessa storia. Il sorgere del mondo, delle piante, degli animali, degli esseri umani è infatti descritto due volte. La prima (Gen 1,1-2,4a) è introdotta dal verbo barà’ ed è articolata nella grandiosa successione dei primi sette giorni. In essa Dio è chiamato ‘Elohìm. Gli elementi si susseguono secondo il seguente ordine: cielo, terra, luce, firmamento, terra asciutta, erba e alberi, astri, animali acquatici, uccelli, bestiame, esseri striscianti, animali selvatici, uomo e donna. L’ambientazione richiama le cosmogonie babilonesi, le quali cominciano con l’emersione della terra dalle primordiali acque del caos ispirandosi, metaforicamente, al fatto che il suolo asciutto risorgeva annualmente dagli straripamenti del Tigri e dell’Eufrate. La sua redazione è attribuita alla cosiddetta fonte sacerdotale di epoca esilica-postesilica (V sec. a.C.). La seconda narrazione (Gen 2,4b-25) è più arcaica e in essa sono confluiti molti materiali preesilici (cioè risalenti almeno al VI secolo a.C.). Nella sua redazione finale Dio è chiamato JHWH ‘Elohìm (Signore Dio); si suppone però che all’origine fosse denominato solo JHWH, termine fatto risalire alla cosiddetta fonte jahvista. La successione degli elementi è assai diversa dalla precedente: terra, cielo, nebbia, uomo, alberi, fiumi, animali selvatici e bestiame, uccelli, donna. Essa presenta condizioni geografiche e climatiche simili a quelle della terra di Canaan, il caos originario viene descritto come una terra disseccata dal sole, arida e desertica; come avviene al termine di una lunga e torrida estate, finalmente, quando giunge l’autunno, appaiono la nebbia mattutina e poi le piogge. La seconda narrazione non impiega il verbo barà’ e presenta la creazione dell’uomo attraverso l’animazione di un manufatto argilloso (Gen 2,6-7). In molti altri testi biblici confluiscono varie e, a volte, eterogenee tradizioni precedenti; esse però vengono per lo più fuse in un unico racconto: la scelta compiuta all’inizio della Genesi di tenere distinte queste due narrazioni appare quindi piuttosto singolare. Più che indicare un’incertezza, sembra voler esprimere una sorta di duplicità insita nella creazione tutta e in particolare nell’essere umano, la cui origine avviene sotto il segno sia della grandezza per essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,27), sia della fragilità di provenire dalla polvere del suolo (Gen. 2,7). In entrambe le versioni è posta in massimo rilievo la dimensione della relazione.

(da P. Stefani, Le radici bibliche della cultura occidentale, Milano, Bruno Mondadori, 2004, pp. 33-34)*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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