legge Boiardo, Stendhal, Celati

  • Gianni Celati

    Professore di Letteratura angloamericana - Università di Bologna

  • lunedì 11 Aprile 2005 - 21.00
VivaVoce

Letture di battaglie, dall’Orlando innamorato fino a noi


di Gianni Celati


Nei poemi cavallereschi di Boiardo e di Ariosto, il più grande piacere dei cavalieri è quello di scozzonarsi come montoni che si prendono a cornate. Le furie di Orlando, Rinaldo, Rodomonte e gli altri si concretizzano nella passione infantile degli urti, delle botte, degli assalti, come moti fisici irrefrenabili e maniacali. Maniacali perchè danno il senso dell’idea fissa, della reazione automatica in rapporto a uno stimolo. Questa è la visione delle battaglie che ci consegnano i poemi cavallereschi, ed è anche uno dei grandi piaceri nella loro lettura, perché non si può fare a meno di aderire ad un invasamento così regressivo e dissennato.
Tra questi eroi dissennati, quelli di Boiardo sono sempre più pazzoidi di quelli di Ariosto, e tra i più pazzoidi di Boiardo, eccelle Gradasso, venuto dall’India con uno sterminato esercito per la pura fissazione di conquistare la spada Durlindana di Orlando e il cavallo Baiardo di Rinaldo. Leggerò la prima battaglia delle sue truppe, con quelle di Carlo Magno; e la leggerò nella mia versione in prosa delle gesta dell’Orlando innamorato.

Nelle battaglie antiche gli eroi lottano sempre sotto la spinta d’un dio o d’un demone, e in questo senso le loro sono sempre azioni ritualizzate. Questo termina nel modo più tragico con gli stermini compiuti dagli Spagnoli in sud-America. È la fine degli eroi e l’inizio della scienza guerresca, dove tutto diventa puramente funzionale: è un gioco su una scacchiera dove il singolo combattente non è che una pedina anonima. Perciò le battaglie moderne sono inenarrabili, perché sono un gioco astratto, non più alla portata della nostra immaginazione.
Ed ecco la prima grande descrizione d’una battaglia moderna, quella della battaglia di Waterloo fatta da Stendhal in La certosa di Parma. Il giovane Fabrizio del Dongo vi partecipa nelle file dell’esercito di Napoleone, ma senza capire niente di quello che succede, tanto che alla fine si chiederà: “Ma ho davvero partecipato alla battaglia di Waterloo?”. Sono contento di leggere dalla mia traduzione, perché La certosa di Parma è stato un libro della mia giovinezza, il primo libro letto in francese, e riletto tra i diciassette e i venti anni, proprio il brano della battaglia di Waterloo, come il nucleo d’una lezione di vita.

Le battaglie attuali sono ancora più oscure. Di solito tutto quello che sappiamo sono le devastazioni che si lasciano dietro, ma anche quelle avvolte dagli insuperabili ostacoli della propaganda, della diplomazia, e dalle manipolazioni dell’informazione. Una delle cose più tragiche in assoluto della guerra in Iraq è il muro delle falsificazioni diplomatiche che ancora avvolge i massacri avvenuti e tutte le operazioni sottobanco. Le battaglie d’oggi sono così, e destinate ad assumere soltanto il senso d’un brutto sogno, d’una alienazione perpetua verso cui andiamo; o come diceva Joyce della Storia: “Un incubo da cui cerco di svegliarmi”.
Sulle battaglie del giorno d’oggi, che sono ormai puri e semplici massacri, dove non può esistere giustizia, leggo alcune pagine da un mio libro recente, Fata Morgana. È un libro dedicato al popolo dei Gamuna, che vive in una terra lontana, ma assediato da truppe di mercenari che vanno in giro a massacrare la gente perché è l’unica cosa che sappiano fare. Leggo la parte in cui i mercenari del generale Grondego arrivano nella capitale dei Gamuna, chiamata Gamuna Valley, per liquidare tutti i suoi abitanti dal primo all’ultimo.

Riferimenti Bibliografici


- Gianni Celati, L’Orlando innamorato raccontato in prosa, Einaudi, 1994;
- Stendhal, La certosa di Parma, trad. di Gianni Celati, Feltrinelli, 1993;
- Gianni Celati, Fata morgana, Feltrinelli, 2005.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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