Lavoro. La creazione umana nelle culture religiose

Ciclo di lezioni, ottobre 2010 - gennaio 2011


Il lavoro costituisce da sempre un luogo concreto per la rappresentazione delle forme non solo della cultura materiale di una società, ma anche della sua cultura simbolica. Nei modelli di lavoro, infatti, le questioni socio-economiche si intrecciano alle questioni culturali, così come le questioni antropologiche si intrecciano a quelle religiose: determinando la scansione spaziale e temporale delle forme di vita, la «creazione» umana si muove attraverso direttrici tanto private quanto pubbliche, tanto immanenti quanto trascendenti. Misconoscere tale complessità significa ridurre le culture del lavoro a pratiche della sopravvivenza e dell’accumulazione senza individuarne il significato simbolico evidente, per esempio, anche nella «zona grigia» del lavoro, cioè nell’esperienza dei limiti imposti dalla finitezza e dalla necessità, dalla pena e dalla fatica, dalla ripetitività e dall’alienazione.
Tale complessità non manca di emergere nelle diverse tradizioni religiose nelle quali, da un lato, si riconosce la partecipazione dell’uomo all’opera della creazione divina attraverso la trasformazione della natura e la costruzione di un ambiente antropizzato; dall’altro lato, si riconosce nella fatica e nella sofferenza del lavoro il retaggio di una colpa ancestrale, di una «caduta» nel mondo dei bisogni materiali la cui redenzione può avvenire solo attraverso una forma di santificazione dell’esistenza. La storia della dignità del lavoro – e della distinzione tra tempo sacro e tempo profano – nelle culture religiose (sia monoteistiche che politeistiche) si dipana tra queste due concezioni. Il mondo classico e tardo-antico è caratterizzato, ovviamente con modalità di volta in volta differenti, dalla svalutazione del lavoro manuale e dalla superiorità della vita contemplativa dedicata al sapere teoretico o alla fede, tanto da giungere, nell’ambito dei primi secoli cristiani, a una svalutazione dell’esistenza mondana e al privilegio per una vita che si distacchi dalle necessità del mondo terreno per essere dedicata pienamente alla preghiera e alla perfezione nella vita monastica. Sarà soltanto a partire dal XII secolo che – parallelamente alla trasformazione sociale ed economica delle città e dei mercati in Europa – si svilupperà la rivalutazione del lavoro in ambito cristiano; prima sul piano strettamente teologico, soprattutto in riferimento alle trasformazioni delle concezioni dei peccati capitali; successivamente anche sul versante sociale, con le vicende della Riforma che conducono alla valorizzazione della vocazione professionale che contiene in sé un duplice significato, da un lato come piena realizzazione della vita individuale nel lavoro, dall’altro lato quale risposta alla chiamata e alla volontà divina. Su questa strada si svolgerà una lunga e aspra dialettica tra culture cristiane e mondo moderno – segnatamente identificato dal capitalismo – fino a giungere all’elaborazione non solo di specifiche considerazioni etico-religiose cui il credente deve dare priorità nello svolgimento della propria attività professionale, ma anche di vere e proprie dottrine sociali in grado di disegnare modelli di vita in comune non connotati esclusivamente dal successo e dalla ricchezza ma dalla responsabilità sociale, in modo così da evitare che il processo di emancipazione riguardi solo i «primi» ed escluda gli «ultimi».

Il ciclo di lezioni del Centro Studi Religiosi intende riflettere sui principali aspetti legati alle concezioni del lavoro nell’ambito delle religioni, a partire dai testi ebraici e dalle religioni antiche fino alle esperienze contemporanee. La riflessione qui avviata sarà ulteriormente sviluppata nelle attività pubbliche che il Centro Studi Religiosi organizzerà con il seminario di cultura europea in programma per la primavera 2011: in questa prima parte dei lavori sarà data precedenza, in una prospettiva di lungo periodo, alla discussione dei principali nodi storici e teorici relativi alle diverse concezioni del lavoro nelle tradizioni religiose, mentre nei lavori programmati per la prossima primavera sarà dato maggiore spazio alle questioni aperte nella vita delle culture religiose contemporanee. L’intento del programma è quello di problematizzare le trasformazioni delle concezioni religiose del lavoro, sottolineandone le complessità e le costitutive ambivalenze, evidenti nella mancata linearità della storia del concetto. Non a caso, l’aspetto «servile» del lavoro tipico del mondo classico tende a rivivere, in forme diverse, anche nel mondo contemporaneo, in particolare proprio in quel capitalismo finanziario in cui la svalutazione della dignità del lavoro – a causa di una flessibilità che impedisce riconoscimento sociale – procede di pari passo con la creazione di un «altrove» temporale e spaziale che non è più quello della trascendenza, ma quello del consumo.

Sullo stesso tema vedi anche il Seminario di cultura europea Lavoro. Politiche pubbliche e culture religiose in Europa

Riepilogo

Anno accademico
Tema
  • Lavoro
Periodo
Informazioni e contatti
La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di conferenze gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005).
Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena.
tel. 059/421237, fax 059/421260.
csr@fondazionesancarlo.it
www.fondazionesancarlo.it

Conferenze

12/10/2010

Cristianesimo e mondo moderno

Giuseppe Angelini

Centro Studi Religiosi

02/11/2010

Lavoro e peccato nella cultura ebraica

Mauro Perani

Centro Studi Religiosi

30/11/2010

Vocazione e responsabilità sociale nella cultura protestante

Ulrich Eckert

Centro Studi Religiosi

14/01/2011

Il lavoro nella dottrina sociale della Chiesa

Gianni Manzone

Centro Studi Religiosi

21/01/2011

Tempo libero e dignità del lavoro nella cultura contemporanea

Franco Riva

Centro Studi Religiosi