Il perdono storico

Le politiche di riconciliazione della Chiesa di Roma

  • Daniele Menozzi

    Professore di Storia contemporanea - Scuola Normale di Superiore di Pisa

  • giovedì 06 Dicembre 2001 - 17,30
Centro Studi Religiosi

Con l’enciclica Tertio millennio adveniente (1994) il papa definiva il programma per il giubileo dell’anno 2000. In vista del passaggio di millennio, la Chiesa doveva volgersi a guardare «infedeltà, incoerenze, ritardi» con cui nei secoli precedenti si era palesato il suo allontanamento «dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo». Gli scopi di questa operazione erano chiari. Si trattava di perseguire una purificazione della memoria che era presentata non solo come un «atto di lealtà e coraggio» destinato a rafforzare il prestigio dei cattolici nel mondo contemporaneo, ma soprattutto come il presupposto imprescindibile per evitare ricadute nei peccati del passato. L’obiettivo della revisione storica era dunque un profondo rinnovamento della presenza della Chiesa nella storia. Il ripensamento che Giovanni Paolo II invitava a compiere investiva molteplici aspetti della bimillenaria vicenda del cattolicesimo: le varie forme di legittimazione ecclesiastica della violenza bellica (per esempio le crociate o le guerre di religione), le responsabilità di Roma per le divisioni che si erano via via prodotte tra i cristiani, articolando l’unica Chiesa di Cristo in una pluralità di confessioni, le esitazioni dei fedeli nel dare concreta traduzione alla dottrina sociale della Chiesa, soprattutto in relazione alla realizzazione di una più giusta convivenza internazionale, le recenti incertezze nell’applicazione dei documenti del concilio Vaticano II – in particolare le quattro grandi costituzioni allora emanate – che avrebbero doivuto mutare il volto del cattolicesimo contemporaneo. La richiesta di un esame di coscienza in vista di un ravvedimento coinvolgeva i presupposti e le forme della relazione che la Chiesa aveva intrattenuto con il mondo moderno. Ma i termini in cui tale ripensamento è stato suggerito e i modi in cui si tende ad attuarlo portano a un superamento di quello schema intransigente che, pur ridefinito, ha continuato a rappresentare il fondamentale punto di riferimento per l’azione del papato negli ultimi decenni?
(da D. Menozzi, I papi del ‘900, Giunti, Firenze, 2000, pp. 114-15).*

Riferimenti Bibliografici


- G. Alberigo e A. Riccardi (a cura di), Chiesa e papato nel mondo contemporaneo, Roma-Bari, 1990;*
- A. Riccardi, Il potere del papa. Da Pio XII a Giovanni Paolo II, Roma-Bari, 1993;
- M. Rosa (a cura di), Clero e società nell’Italia contemporanea, Roma-Bari, 1992;*
- L. Sandri, L’ultimo papa re. Wojtyla, breve storia di un pontificato controverso, Roma, 1996.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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